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domenica 28 marzo 2010

Altri uomini, altra pasta

Parlare di Sandro Pertini non è di per se facile e spero con queste parole e con la mia modestissima persona di non intaccarne minimamente la figura, la memoria e ciò che per ognuno e che per tutti ha rappresentato. La mia vuole semplicemente essere una riflessione, un pensiero di stima nei confronti di un uomo che se oggi fosse in vita, valutando la situazione politica attuale, probabilmente sarebbe ricorso alle armi perché dalla vergogna si sarebbe tolto la vita.
Sandro Pertini fu il settimo presidente della Repubblica Italiana, eletto alla sedicesima votazione con la più larga maggioranza mai registrata 832 voti su 995. Pertini è il presidente della repubblica più amato di sempre ed è stato da tutti riconosciuto come una barriera contro corruzione, criminalità e scandali. Pertini è uno dei pochi casi in cui, nella funzione istituzionale, l’ultimo pensiero di chi lo ascoltava era la sua provenienza politica o la sua militanza partigiana, nessuno si sarebbe mai sognato di mettere in dubbio la correttezza e la lealtà di ciò che diceva. Lui, più di altri, seppe concentrare su di se le simpatie e la stima degli italiani, TUTTI. Lui simbolo italiano.
Su di lui Indro Montanelli: “Non è necessario essere socialisti per amare Pertini, qualunque cosa egli dica o faccia ODORA SEMPRE DI PULIZIA, DI LEALTA’ E DI SINCERITA’”.
Già, pulizia, lealtà e sincerità, parole per lo più sconosciute ai politici di oggi (ahimè giovani inclusi) che siedono in ogni ordine, posto e grado. Esiste ancora un’ideologia (socialismo, comunismo,ecc) di fondo? Esiste l’attaccamento alle istituzioni? Esiste un etica morale? Ed allora in base a cosa e come ognuno di noi sceglie la persona che lo rappresenterà? Su cosa siamo disposti a chiudere un occhio? Se fossimo a “Chi vuol essere milionario” sarebbe la domanda finale, quella della vittoria, quella del milione.
A me piacciono le persone dirette che non fanno vittimismo, che non rigirano troppo i discorsi, più sostanza che forma, che per esprimere un concetto usino soggetto,verbo e complemento. Viene fuori il semplice “chi fa cosa”, le famose 3 parole chieste da una nota canzone. I politicanti (i politici sono un’altra cosa) usano troppi aggettivi e pochi verbi, se non nessun, e nelle nostre realtà (siano esse nazionali che locali) di questi esimi personaggi ne abbiamo a iosa, noi poi, facciamo il resto. Con il mezzo può potente al mondo (se usato correttamente e liberamente) IL VOTO, il nostro voto che da semplice consenso in una perfetta equazione si fa legittimazione. In tal modo investiamo di responsabilità degli uomini che di conseguenza si trasformano in simboli, i nostri simboli. Ed allora può Cuffaro essere un simbolo? Può Mastella essere un simbolo? Può Berlusconi essere un simbolo? Posso costoro essere simboli di pulizia, lealtà e sincerità? Sebbene talvolta questo concetto abbia forma astratta ecco come Pertini ebbe a dimostrarlo.
Il 30novembre 1929, durante il periodo fascista, Pertini fu condannato dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato. Durante il processo rifiutò di difendersi, non riconoscendo l'autorità di quel tribunale considerandolo solo un'espressione di partito, esortando invece la corte a passare direttamente alla condanna già stabilita. Durante la pronuncia della sentenza si alzò gridando: “Abbasso il fascismo! Viva il socialismo!!”
Già di per se tutto ciò basterebbe ad imprimere un marchio indelebile sulla qualità della persona, sull’ALTA QUALITA‘ MORALE di Sandro Pertini ma si sa, la mamma è sempre la mamma. A seguito della condanna, la madre chiese al tribunale la grazia per il figlio, di contro Pertini così rispose: “Perché mamma, perché? Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di VERGOGNA, mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà.
Una fotografia cioè, della politica cittadina. Ricordo di molti consiglieri e/o politici che per il proprio credo non si sia battuto così tanto da passare subito sulla sponda opposta salvo poi tornare indietro magari usando “la chiatta”, non accorgendosi però che il fiume è ormai petrolio e che la tecnologia ha fatto ponti e imbarcazioni. Parafrasando, se pur lecito il ravvedimento dell’argomentatio politico maturato col tempo, è davvero offensivo per colori i quali chiedono di essere amministrati (i comuni cittadini) fare i saltimbanco (innumerevoli) da una posizione politica (di partito o di opposizione/maggioranza) e poi magari tornare sulle proprie iniziali posizioni. Ciò, nostro malgrado, avviene poiché i tessitori della trama, vuoi o non vuoi, son sempre gli stessi, sostituiti degnamente dal figlioccio politico di turno che a sua volta diverrà padre politico di qualcun altro in un vortice di malcostume morale e politico dettato dal potere del controllo che non avendo occhi che per questo, non puoi volgere lo sguardo verso ciò che gli amministrati, i mal amministrati, chiedono di risolvere e cioè la quotidianità. La nota veramente triste è che spesso in queste centrifughe politiche i giovani arrivisti sguazzano, giovani che pensano vecchio, giovani sulla carta. La gente vive di simboli, ma in quanto tale, il simbolo deve dell’onestà, della sincerità, della libertà e della sua moralità non farne marchio e/o bandiera sul caso singolo ma sulla quotidianità.
Chiudendo, vi lascio col pensiero principe in cui è raccolto l’autorevole l’uomo Pertini e con un audio documento.
Pensiamo da uomini, pensiamo liberi, pensiamo giovane.
- “Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare” e poi ancora “la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero”



Matteo Resta

giovedì 25 marzo 2010

WWF: “Nelle nostre case un pozzo di energia nascosta”

Il gesto di spegnere la luce per un'ora il prossimo 27 marzo dalle 20.30, simbolo dell'efficienza energetica di cui il nostro paese ha sete.

Mancano appena 2 giorni all’Ora della Terra, l’evento mondiale del WWF che vedrà migliaia di città e monumenti di 120 paesi spegnersi per un’ora richiamando l’attenzione sui problemi del clima, sull’utilizzo dell’energia sostenibile e sugli stili di vita dei cittadini ‘a basso consumo di carbonio’. La grande partecipazione all’evento anche quest’anno dimostra come l’umanità sia determinata a ottenere un mondo che riduca drasticamente le emissioni di CO2, alla base del riscaldamento globale e chiedere uno sforzo straordinario e collettivo per vincere la più grande sfida ambientale del nostro tempo. Ed in questa occasione si fa il punto anche sull’energia ‘nascosta’ che potrebbe ridurre ulteriormente lo spreco di consumi del nostro paese. Infatti, se gli oltre 20 milioni di abitazioni esistenti in Italia fossero messi in efficienza, si potrebbe recuperare l’equivalente di energia prodotta da 8 centrali nucleari (17 Mtep – milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) e risparmiare in atmosfera la CO2 emessa da oltre 16 milioni di auto (metà del parco auto nazionale). L’inefficienza energetica nazionale è infatti calcolata al 55%: consumiamo mediamente 140 kWh al metro quadro annuo, quando si può arrivare tranquillamente fino a 40 kWh. In Italia il 30% della spesa energetica dipende dalle nostre case, che sono responsabili di circa il 27% delle emissioni nazionali di gas serra. Ogni famiglia di 4 persone consuma per la casa circa 1,8 tep (tonnellate equivalenti di petrolio) all’anno, per l’uso di combustibili e di energia elettrica. Più della metà di tale consumo è assorbito dal riscaldamento. Inoltre, di tutta l’energia consumata in una stagione per riscaldare un edificio, una buona parte viene dispersa dalle strutture (tetto, muri, finestre) e una parte dall’impianto termico (rendimento). “Questi consumi possono essere drasticamente ridotti – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia - Spegnere la luce per un’ora in occasione dell’Earth hour – Ora della Terra è un gesto simbolico, ma è un’occasione per pensare quanto possiamo fare”. Si possono facilmente introdurre sistemi di contabilizzazione del calore nei condomini con impianti centralizzati, o applicando le valvole termostatiche ai radiatori”. Quanto ai costi - come calcolato cda Cremonesi consulenze, partner tecnico della campagna GenerAzione Clima del WWF - la spesa per un intervento medio a famiglia va dai 3 ai 5mila euro che, al netto degli sgravi fiscali (55%), si ammortizzano nell’arco di 4-5 anni. Riducendo le dispersioni e utilizzando apparecchi ad alta efficienza, ad esempio, ogni famiglia può risparmiare dal 20 al 40% delle spese per riscaldamento, con notevoli vantaggi per il bilancio economico familiare e per l’ambiente. Per migliorare l’efficienza energetica è inoltre fondamentale lavorare sugli involucri degli edifici oltre che sugli impianti, che poi è il meccanismo base del sistema ESCo. Le Energy saving company intervengono sugli impianti, anticipando i soldi dell’intervento e guadagnando sull’effettivo risparmio ottenuto in bolletta.
E’ stato calcolato che i grandi agglomerati urbani siano responsabili del 70-80% delle emissioni globali di CO2. E non è prevista un’inversione di tendenza visto che un sempre maggior numero di persone si sposterà dalle zone rurali verso le città: le stime ci dicono che nei prossimi 30 anni, 1,7 miliardi di persone andranno a vivere nelle grandi città in Asia e Africa, con conseguenze inimmaginabili e nuove sfide da cogliere soprattutto nel settore energetico. Il risparmio e l’efficienza energetica diventeranno un imperativo imprescindibile, come pure la necessità di investimenti in infrastrutture sostenibili (calcolati tra i 20-30 trilioni di dollari da un report diffuso in questi giorni dal WWF Svezia).
Anche per l’edizione Earth Hour 2010, numerose aziende hanno scelto di aderire all’evento di punta del WWF sul tema dei cambiamenti climatici, tramite diverse modalità di attivazione che prevedono lo spegnimento delle sedi e il coinvolgimento di dipendenti, clienti e fornitori. Tra le aziende che hanno aderito ad Earth Hour vi sono partner come il Gruppo Unicredit e aziende che supportano la campagna Generazione Clima tra cui il Gruppo Allianz, Sofidel e Domotecnica. Tutte hanno confermato il proprio impegno al fianco dell’Associazione, veicolando i messaggi legati ad Earth Hour e promuovendo presso i loro pubblici di riferimento l’invito ad aderire all’evento. Come l’anno scorso, la catena di hotel Starwood realizzerà una serie di iniziative di sensibilizzazione, come la riduzione dell’illuminazione, cene a lume di candela per i clienti e menu a KM0, mentre Leroy Merlin promuoverà all’interno dei propri punti vendita iniziative di sensibilizzazione e sostegno della campagna WWF. Quest’anno infine, corposa l’adesione delle Piccole e Medie imprese italiane, che in centinaia hanno aderito all’evento in qualità di PMI per Earth Hour: queste aziende potranno proseguire il loro percorso a fianco del WWF attraverso la piattaforma Piccole e medie imprese per la natura (www.wwf.it/clubimprese).
L’evento centrale per il WWF si svolgerà a Roma: si spegnerà per la prima volta la Fontana di Trevi, una delle più celebri fontane del mondo: insieme ai volontari del WWF il Presidente onorario Fulco Pratesi e l’attore e regista Ricky Tognazzi spegneranno simbolicamente il monumento grazie ad un enorme interruttore. Anche il Planetario di Roma si spegnerà così come accadrà in tante città italiane che hanno aderito con alcuni dei simboli dell’arte e dell’architettura: la Mole Antonelliana a Torino, il castello Sforzesco a Milano, il castello Visconteo a Trezzo sull’Adda, il Palazzo Vecchio a Firenze, la Torre di Pisa e tutta la Piazza dei Miracoli, il Castello di Monteriggioni , Piazza Sant’Oronzo a Lecce, la Torre San Pancrazio a Cagliari e perfino l’Acquario di Genova. Sono circa un centinaio, tra piccoli Comuni e grandi città quelle che hanno aderito all’Ora della Terra. Non mancano iniziative ‘speciali’ come quella organizzata dal WWF di Livorno che ha coinvolto tutti i locali del centro della città per un suggestivo aperitivo a lume di candela o le visite ‘notturne all’Oasi di Burano, sempre in Toscana, per conoscere meglio il ‘popolo della notte’ come gufi, civette, anfibi , farfalle notturne. In Italia è sceso ancora una volta sul campo a fianco del WWF anche il Capitano della Roma, Francesco Totti con un messaggio: “Partecipare a Earth Hour sarà un modo per dare un segnale forte ai Grandi della Terra: i problemi climatici vanno affrontati subito e col massimo impegno per il bene dei nostri figli e delle generazioni future. Quindi, anche come papà di due bimbi, lo chiedo a tutti voi: aderite a quest’iniziativa, iscrivetevi sul sito del WWF e spegnete le luci quella sera. Un’ora al buio per accendere un messaggio di speranza. E per difendere l’unico pianeta che abbiamo”. Spenti per un’ora alle 20.30 locali 4 degli edifici più alti del mondo: il più alto in assoluto, il Burj Khalifa di Dubai (di 800 metri) insieme al Taipei 101 a Taiwan, la CN Tower di Toronto, il Willis/Sears di Chicago. E poi il Table Mountain a Cape Town, il Gran Palace di Bangkok, la Tokyo Tower, la Porta di Brandeburgo di Berlino. Per la prima volta si spegneranno la Città proibita di Pechino, il Ponte sul Bosforo, l’Angelo dell’Indipendenza in Messico. Negli Stati Uniti, una delle nazioni più significative per il tema clima, si spegneranno il Golden Gate, l’Empire State Building, il Monte Rushmore e persino le luci di Las Vegas. Anche alcune delle maggiori metropoli del mondo saranno al buio per un’ora, sottolineando il proprio impegno per lo sviluppo sostenibile e incoraggiando i propri cittadini nell’adottare pratiche a basso impatto di C02. A Londra si attenueranno le luci del London Eye, la grande ruota panoramica che campeggia lungo il Tamigi, così come il grande pannello luminoso della Coca Cola a Piccadilly Circus. A Monaco di Baviera, Allianz spegnerà l’avveniristico stadio Allianz Arena. Hiroshima sarà la prima città giapponese che mostrerà il proprio impegno nella lotta ai cambiamenti climatici spegnendo le luci del Peace Memorial. Il cosiddetto gruppo C40 è formato dalle città che rappresentano almeno il 75% delle emissioni globali di CO2 impegnate nella lotta ai cambiamenti climatici è cruciale: la loro partecipazione a questa edizione dell’Ora della Terra è estremamente importante e significativa.
Ufficio stampa WWF Italia

domenica 7 marzo 2010

Ma il cielo è seeempre più blu...uh uh uh...?

Il titolo dell’articolo, forse lo state già canticchiando, è il titolo di una famosissima canzone di Rino Gaetano. Ma è, al tempo stesso, anche il titolo che ho dato al sogno che ho fatto qualche notte fa, dove le note e alcune delle strofe di questa canzone sono state protagoniste insieme ai cantanti … Eh si, un sogno. E si sa, i sogni vanno interpretati … Ricordo che passeggiavo in C.so Umberto. Era già a traffico limitato, ma riferito ai pedoni, perchè di automobili nemmeno l’ombra. Si perché … mi accorsi, dal “giornale” che avevo in mano, che il sogno era ambientato in un periodo molto indietro nel tempo. Insomma solo sognando avrei potuto essere presente a ciò che stavo per assistere. Continuando a camminare, di fronte a me l’Arco Normanno già illuminato. I miei passi si susseguivano e non avevo ancora incontrato anima viva. Solo una serie di acuti vocali mischiati a qualche nota mi indicavano di proseguire verso destra dove forse avrei trovato qualcuno. Fu così … Passo dopo passo arrivai davanti ad un portone molto grande. Non ero solo. C’era tutta la Città. A quel tempo quasi nessuno aveva la televisione e gli spettacoli si andavano a vedere dal vivo. Era il “31 Marzo 1946” e stava per cominciare lo spettacolo. Riuscii ad entrare e ad arrivare tra le prime file. La sala era bellissima. Penso restaurata da poco e, se pur conosciuta, vedevo la gente che vi entrava guardarsi attorno, come se per loro fosse la prima volta. Non era così. Una anziana signora a fianco a me si accorse che non ero “di quel tempo” e, sorridendomi in sincrono con la nipotina che teneva per mano, mi disse: “Tranquillo giovanotto, non è la prima volta che assistiamo a questo spettacolo!”. Mi ricordo che, arrivato infondo alla sala, per prima cosa diedi le spalle al palco scenico per dare un’occhiata al pubblico, nella speranza di trovare qualche volto familiare. Non fu come mi aspettavo perché le fisionomie non mi dicevano nulla, ma le espressioni parlavano chiaro. Erano tempi duri, per tutti. Carpì la mia attenzione “chi suda” andando a lavoro ogni santo giorno e “chi lotta” per riuscire a trovare un posto dove sudare per non doversi trovare insieme a “chi mangia una volta” o a “chi gli manca la casa” o, se anche ce l’avesse, a “chi vive da solo”, e verso l’uscita dalla sala ricordo che c’era “chi prende assai poco” e “chi tira le reti”. All’improvviso una voce spezzò la confusione creata da chi cercava posto e sempre la stessa anziana signora mi disse: “Accomodati giovanotto, lo spettacolo sta per cominciare!”. Ecco … Entrarono insieme tutti i cantanti, ognuno con la sua “band”, ognuno con il suo “gruppo musicale”, più o meno. Alcuni andarono a destra e alcuni a sinistra del presentatore che sul palco stava al centro e più in alto di tutti (primo applauso). Infine entrarono altri sei uomini, o meglio giudici, così ho sentito mormorare. A quanto si diceva in sala, ognuno di loro era esperto di un “genere musicale” (secondo applauso). Dulcis in fundo un Uomo entrò dalla porta principale, la stessa dalla quale ero entrato io. Attraversò la sala che lo applaudiva e gli stringeva la mano. A onor del vero non tutti lo applaudivano e non tutti volevano stringergli la mano ma, “a occhi e croce” circa il 70%. Si diresse vero il palco scenico, salutò i cantanti, il presentatore e infine si girò verso di noi in sala e salutò per l’ultima volta prima di sedersi in mezzo ai sei entrati prima. Eh si … “Chi scava tra i cuori” siede lì (terzo applauso). Mi spiegarono che oggi era il secondo ed ultimo giorno di spettacolo, alcuni gruppi si erano esibiti il giorno prima e che a quanto pare, stando alle voci di sala (in sala erano informatissimi), tra questi c’erano “chi ha vinto” innanzi tutto e anche “chi cambia la barca felice e contento”, “chi tutto sommato” combatte per prendere la nota giusta, “chi gioca col fuoco” perché ogni tanto la nota la sbaglia e il gruppo stona. Comunque sia, si erano già esibiti e adesso erano, insieme al pubblico, intenti ad ascoltare il prossimo gruppo che stava per esibirsi. Eccoli … Il “presentatore” passandogli il microfono disse: “Prego, cantate. Ne avete Facoltà!”. La platea li conosceva già … li aveva ascoltati mesi prima nei festival di piazza e non gli erano piaciuti, tant’è che si erano classificati per ultimi ma, a quanto pare, tra loro c’è “chi ha scarsa memoria”. L’anziana signora, vedendomi incredulo, mi avvicinò e all’orecchio mi sussurrò: “Devi sapere, giovanotto, che tra loro c’è “chi gioca a San Remo” ed è da otto mesi che si prepara per cantare. Nel frattempo tra gli altri del gruppo c’è “chi tira al bersaglio” ma, da quel che vedo non lo beccano mai, eppure è da un bel po’ che ci provano!”. Intanto cominciano a cantare … i toni sono leggeri … nemmeno il tempo di finire di pensarlo che si alzano i toni. La platea è attonita. Solo il presentatore è preso da quello che per lui è un canto … si vede lontano un miglio che tutto ciò … lo “tonifica”. La platea si alza … non è un’ovazione … è la fuga! Ordinato e composto il pubblico si allontana portando sottobraccio il mio stesso giornale; lo spettacolo è finito prima ancora di cominciare … L’anziana signora si affiancò a me mentre anch’io mi accingevo a lasciare la sala. La stessa cosa stavano facendo gli altri “gruppi musicali, i giudici e l’Uomo”. Tutti tranne uno. Solo io non riuscivo a riconoscerlo. L’anziana signora si accorse che lo guardavo e mi disse: “Non lo conosci? È il “manager del gruppo” ” ed io: “Il gruppo che ha vinto?”, e Lei: “No, di “chi ha perso” … Non vedi? Ha il volto di “chi ha fatto cilecca”, di “chi ha crisi interiori”, di “chi è morto d’invidia o di gelosia …” ”. Eravamo fuori dalla sala e con l’anziana signora e la sua nipotina facemmo due passi prima che svanissero nel nulla. Non mi spiegavo come mai sapesse tutte quelle cose e perché mai me le stesse raccontando. Ad un tratto tutto mi fu chiaro. Mi presentai prima di allontanarmi per la mia strada, e dissi : “E’ stato un piacere averla conosciuta … Ma, mi dica … Con chi ho avuto il piacere … ?” e Lei: "Piacere mio, sono la Signora Mazara … Mazara del Vallo e questa piccola bambina sono io quando rinascerò … Non so se crescendo sarò come mi vedi adesso o se sarò diversa … Questo dipende da Voi e dalla volontà di rispondere positivamente a questa mia domanda … Ma il cielo è sempre più blu, uh, uh, uh … ?”.

Giampaolo Caruso